Nel nostro Paese vige il Testo Unico sulla Sicurezza, un grande impianto normativo fortemente voluto per tutelare l’incolumità delle persone negli ambienti di lavoro.
Questo testo normativo comprende numerose norme integrate anche da successive leggi e decreti che servono ad istituire figure di controllo e di raccordo che si coordinano tra loro. Ci riferiamo a datore di lavoro, sindacalista, medico del lavoro e enti di vigilanza che collaborano tra loro per stimare il rischio e mettere in atto specifiche soluzioni per tutelare le persone.
La presenza di soluzioni di tutela dei lavoratori è più che mai cruciale nei siti produttivi che lavorano materiali neutri come le plastiche, le fibre sintetiche, i tessuti ma anche polveri e farine. In questi ambienti, apparentemente innocui, si viene a creare un fenomeno molto dannoso che, in determinate circostanze, può rivelarsi addirittura fatale. Vediamo di cosa si tratta.
Perché le cariche elettrostatiche costituiscono un rischio?
Ci riferiamo all’accumulo di cariche elettrostatiche, un fenomeno che ha origine proprio laddove vi siano macchinari che lavorano materie neutre ad alta velocità. I materiali a carica neutra, infatti, quando vengono interessati da sfregamenti con altre superfici, si polarizzano per ricreare l’equilibrio.
Il ritorno all’equilibrio origina l’accumulo di cariche elettrostatiche, un fenomeno apparentemente innocuo ma che in presenza di polveri e materiali sensibili può causare una serie di spiacevoli conseguenze. Per questo e per le vigenti norme riguardanti la sicurezza sul lavoro diventa necessario adottare soluzioni per eliminare l’accumulo di carica elettrostatica.
Quali aziende sono interessate da questo problema?
Sono interessate da questa problematica la totalità delle aziende che lavorano, tramite macchinari ad alta e media velocità, materiali conduttori e semi conduttori. Ci riferiamo a tutto il mercato produttivo ad automazione industriale che coinvolge tutte le principali categorie merceologiche come imballaggi, alimenti, tessuti e così via.
I materiali soggetti al fenomeno delle cariche elettrostatiche, infatti, sono quelli plastici e fibrosi tra cui figurano anche carta, PVC e polietilene. Rientrano in questa casistica anche i blister medici, le componenti automotive ed i tessuti.
Come risolvere il problema dell’accumulo di carica elettrostatica?
La soluzione è molto semplice e consiste nell’installazione di barre antistatiche, anche note come barre ionizzanti. Questi sistemi vengono applicati laddove si verificano fenomeni di accumulo di energia statica e agiscono con il fine di dissipare la polarizzazione dei materiali neutri e, dunque, ridurre a zero l’effetto che ne deriva.
Per l’installazione della soluzione più adeguata basta contattare un’azienda specializzata e chiedere un sopralluogo preliminare. Grazie alla valutazione in loco l’esperto proporrà l’adozione di barre ionizzanti attive o passive a seconda dei casi e valuterà anche il tipo di alimentazione ideale per le caratteristiche del luogo di produzione.
Ulteriori vantaggi da considerare
I vantaggi derivanti da questa soluzione sono molteplici. In primo luogo vi è la messa in sicurezza dell’ambiente di lavoro, esigenza obbligatoria per legge che solleva il luogo produttivo non solo dal rischio di infortuni ma anche da quelli di incendi ed esplosioni.
Inoltre le barre ionizzanti migliorano l’efficienza produttiva e quella dei macchinari, comportando un risparmio notevole in termini di utilizzo delle materie prime e di costi derivanti da riparazioni e sostituzioni di componenti usurate. Di conseguenza il beneficio investirà tutta l’organizzazione produttiva rendendola più efficiente e più sostenibile in tempi rapidi e con risultati certi.